La ger, anche detta yurt o yurta, e’ la casa dei nomadi delle steppe mongole sin dai tempi di Gengis Khaan. Ancora oggi è abitata da circa il 60% della popolazione vivente in Mongolia. Interamente montabili e smontabili in sole tre ore, le yurte mongole disegnano nello spazio forme colori e volumi appartenenti ad una memoria inconscia collettiva. La loro visione stupisce, e lascia senza parole.

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In Mongolia, dove la natura nella sua meravigliosa ed inarrestabile forza ha dettato all’uomo le leggi più dure, quelle della steppa, del deserto, del gelo invernale che può raggiungere anche i meno 40 gradi, l’uomo nomade ha dato il meglio di se per sposarla, rispettarla, proteggerla, esserle amico.

E’ li che l’uomo nomade ha inventato la yurta. Una tenda ed una casa che sembra il ventre di una madre: rotonda, bianca, calda come il feltro, morbida e vera come un corpo nomade. Una casa che viaggia con l’uomo, amandolo e che lega l’uomo alla terra come in un corpo solo.

Le Yurte mongole non hanno chiodi, nè viti, nè cemento: sono fatte con legni ad incastro che formano una meravigliosa raggiera, splendente come il sole. Alla sua sommità l’unica finestra, aperta a segnare il collegamento inscindibile tra uomo e cielo, tra uomo e cosmo, il tempo e Dio.

E al centro della tenda mongola in unico asse, i 4 elementi naturali sono allineati: la terra in basso, il fuoco che scalda corpi e cibo, l’acqua che alimenta e ristora, l’aria che ci unisce al cielo.

Una gher non può essere descritta ma solo vissuta, anche da noi uomini stanziali del 2000, nomadi contemporanei richiamati, dal nostro nuovo peregrinare, ad amare la terra ed un mondo antico e contemporaneo relativamente sconosciuto che rappresenta un prezioso scrigno di tesori.

LE NOSTRE YURTE SONO PRODOTTE IN PEZZI UNICI E FIRMATE DALL’ARTISTA MARILENA GULLETTA

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